Cristianesimo in Libano

Il cristianesimo in Libano è la seconda religione più diffusa nel Paese. Secondo una stima del 2018, la maggioranza della popolazione del Libano (circa il 66%) è di religione islamica, mentre i cristiani rappresentano quasi il 34% della popolazione. Vi sono inoltre piccoli gruppi di ebrei, bahai, buddisti e induisti.[1] Secondo una statistica, del 2010, invece i cristiani sono il 40.70% e i musulmani il 54.00%.[2]

Nell'unico censimento svolto nel paese, nel 1932, era di religione cristiana il 56% dei cittadini libanesi residenti, così suddivisi:

  • Cattolici: 44%
    • Maroniti: 32%
    • Greco-cattolici: 6%
    • Armeno-cattolici: 4%
    • Latino-cattolici: 2%
  • Greco-ortodossi: 10%
  • Protestanti e altri: 2%

La costituzione del Libano prevede la libertà di religione, che deve essere esercitata senza turbare l'ordine pubblico. Le organizzazioni religiose devono registrarsi. La religione di appartenenza di ciascun cittadino è riportata sui documenti d'identità. Ciascun cittadino è libero di convertirsi ad un'altra religione, ma è necessario che un dirigente locale del gruppo religioso a cui si vuole aderire accetti la conversione: in questo caso, la nuova religione di appartenenza è riportata sui documenti personali. La costituzione prevede che ci sia un "giusto equilibrio" tra i gruppi religiosi nelle cariche politiche e nelle posizioni civili di alto livello, per cui i membri dei gruppi religiosi non riconosciuti non possono accedere a queste cariche.

Il governo riconosce attualmente 18 gruppi religiosi, di cui 5 musulmani, 12 cristiani e 1 ebraico. Le Chiese protestanti si devono registrare mediante il Sinodo evangelico, un'organizzazione di autogoverno che rappresenta le Chiese protestanti presso il governo. La legge proibisce la diffamazione religiosa; le pubblicazioni che incitano all'odio religioso possono essere censurate. Nella scuola pubblica l'insegnamento della religione non è obbligatorio ma è consentito, per cui rappresentati religiosi di gruppi musulmani e cristiani riconosciuti vengono talvolta invitati a tenere sessioni educative religiose nelle scuole pubbliche.[3]


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